Carità in opera contro la povertà sanitaria

Il nostro ricordo di Philippe Daverio: «Ciao professore, sei stato un geniale e generoso amico»

Ha raccontato un pezzo della nostra storia, con simpatia e grande intelligenza. A tutti noi, ha insegnato qualcosa sul significato e le ragioni del nostro lavoro. Di Paolo Nessi, da Corriere della Sera - Buone Notizie del 02/09/2020

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Philippe Daverio, per i tanti che lo conoscevano e gli hanno voluto bene, e per i giornali che lo ricordano, era il critico d’arte, l’uomo di cultura, il dandy col farfallino, l’assessore alla cultura di Milano della giunta Formentini, l’autore e il conduttore di Passepartout, e tante altre cose ancora. Per noi è stato un amico generoso.

Lo abbiamo conosciuto nel maggio 2016. Stavamo allestendo una mostra d’arte, a Milano, nell’Ex Fornace sui Navigli. Pensammo che, se fosse stata presentata da lui, avrebbe avuto un sicuro successo. Eravamo anche consapevoli del fatto che difficilmente avrebbe accettato. Del resto, il nostro lavoro è raccogliere e donare farmaci, mentre la mostra rappresentava, in fondo, un tentativo certo nobile, ma forse un po’ sgangherato, di esprimere il legame tra cultura e carità. Era, insomma, azzardato pensare che un intellettuale della sua fama potesse “abbassarsi” ad essere il soggetto principale di un tale evento. Comunque, valeva la pena tentare. Lo contattammo per telefono.

Non conosceva il Banco, e lasciò che gli spiegassimo chi eravamo e cosa facevamo. Ci rispose: “Benissimo, e io cosa posso fare per voi?”. Gli spiegammo la ragione della chiamata, convinti che avrebbe accampato qualche scusa legata ai suoi impegni per non accettare. Invece, accettò, e accettò di farlo gratis. E pure volentieri. “Queste cose – ci disse – o si fanno gratuitamente, o non si fanno”.
E non è che, siccome non chiedeva nulla in cambio, si limitò a poche parole di circostanza o ad una presenza istituzionale di pochi minuti; rimase dall’inizio alla fine. Fu tra gli ultimi ad andarsene. E si preparò un discorso piacevole, intrigante, colto, ricco di paradossi e – a tratti – surreale, come era nel suo unico stile, sulla genesi del volontariato in Italia. Un ragionamento (qui c’è il discorso e il video integrale) che teneva insieme, la Misericordia di Firenze, la Festa del Perdono, la Cappella degli Scrovegni, le pillole, il Pil e Banco Farmaceutico.
Rimase fino alla fine, dicevamo, si soffermò, e non per poco, di fronte ai quadri di ognuno dei 21 artisti presenti, scambiò qualche parola con ciascuno di essi e si fece un selfie con tutti. Ci scusammo per una certa (ma, del resto, prevedibile) invadenza da parte di alcuni, ma rispose: “non c’è nessun problema. Ho una regola nella vita: essere gentili col prossimo non costa niente”.

Da lì in avanti, negli anni successivi, si prestò a fare da testimonial alla Giornata di Raccolta del Farmaco, fino al 2019, quando ci regalò una vera e propria perla: un nostro volontario aveva scoperto che, nell’Aula Leonardi della Pinacoteca Ambrosiana, è presente un affresco di Bernardino Luini, Incoronazione di spine. L’affresco era stato commissionato, nel ‘500, da 12 uomini che diedero vita a una alla nobile Confraternita della Santa Corona la quale, dove ora c’è l’Aula Leonardi, aveva la propria cappella. Ebbene, una della attività principali della Confraternita era raccogliere farmaci per i poveri. Immaginate – pensammo - se una cosa del genere fosse raccontata da Philippe Daverio, in una “mini puntata” di Passepartout realizzata apposta per noi. Andò così. Anche quella volta, non esitò a prestarsi generosamente. Ne uscì un piccolo capolavoro, un filmato di 3 minuti (qui il link al video) che, attraverso la storia dell’affresco e della Confraternita, raccontava le origini del Banco, e coglieva, con rara forza espressiva, l’essenza del volontariato. Ci ha insegnato, in pratica, qualcosa sulle ragioni del nostro lavoro.

E niente, era per dire chi era per noi il Professore. Ci mancherà.