Carità in opera contro la povertà sanitaria

1.000 FARMACI A PAPA FRANCESCO PER LA DIOCESI DI CASSANO ALLO JONIO

Ogni volta è una Champions…



Seduto sul sedile posteriore di questo taxi mi scopro più emozionato di quanto non pensassi. 


Capisco dagli occhi nello specchietto retrovisore che il tassista mi ha appena fatto una domanda che però, assorto nei miei pensieri, non ho neanche sentito.



"Come scusi?"

"Va anche lei all'udienza da Francesco?"



Sorrido per il tono confidenziale con cui parla del Santo Padre, forse avrebbe più timore reverenziale se parlasse di Francesco Totti, ma questo Papa è così, riesce ad annullare le distanze e tutti lo sentono come uno di famiglia. 
"Sì - rispondo - devo incontrare il Santo Padre e consegnargli una targa"



Lui si allunga per vedere dallo specchietto cosa reggo tra le mani ma proprio in quel momento un'auto ci taglia la strada. Frenata, colpo di clacson e un'imprecazione che gli muore in gola sono tutt'uno e capisco che si è trattenuto per una sorta di rispetto nei miei confronti: sto andando dal Papa, non può mettersi a bestemmiare. Mi è sempre più simpatico questo tassista romano.



"Scusi sa, ma qui ogni volta è come una finale di Champions League"
Registro la frase ma non gli presto più di tanto attenzione, perché riconosco la zona, ormai sono praticamente arrivato: l'emozione e i miei pensieri riprendono il sopravvento.
Poco dopo sono per strada, camminando verso piazza San Pietro. L'udienza oggi non è in Sala Nervi ma in piazza, forse per via del bel sole primaverile che si fa sentire già in queste prime ore della mattina.

Pochi metri e sbuco in piazza San Pietro, vicino al colonnato, e rimango colpito dalla quantità di gente presente. Altro che sole primaverile, siamo in piazza perché nella sala non ci saremmo mai entrati tutti. Devo ammetterlo, accuso il colpo, forse presagisco che le cose potrebbero anche non andare come ho in mente io ma non mi perdo d'animo. Piano piano riesco ad avanzare e finalmente raggiungo il posto che mi era stato riservato. Sono davanti, vicino alla transenna, di fianco a me una coppia che festeggia i 50 anni di matrimonio, alla mia destra un monsignore che sta leggendo il breviario incurante della confusione. Dopo un po', visto che manca ancora più di mezz'ora all'inizio dell'udienza, cominciamo a chiacchierare. Gli spiego che devo consegnare al Santo Padre una targa da parte del Banco Farmaceutico… lo conosce per via della Giornata della Raccolta, sempre un buon segno, e così gli racconto che quest'anno abbiamo deciso di far arrivare 1.000 farmaci alla diocesi di Cassano allo Jonio dove Papa Francesco si recherà il prossimo 21 giugno. Abbiamo scelto questa diocesi in cui sono stati barbaramente uccisi don Lazzaro Longobardi e il piccolo Nicola per dimostrare che la carità e la speranza non hanno confini geografici. Vogliamo dare un segnale, testimoniare che esiste una rete virtuosa che ha come obiettivo quello di non lasciare solo nessuno, soprattutto se impegnato in prima linea nel sostegno a chi è in difficoltà. Dico tutte queste cose più per "ripassare" quanto intendo comunicare al Papa nel momento della consegna che per altro, ma vengo interrotto da un boato sordo e prolungato che parte dal fondo della Piazza: Papa Francesco è arrivato.



L'udienza è terminata, il Santo Padre scende per salutare, tra poco tocca a me. Cerco di non far trasparire l'emozione, la gioia che mi assale, cerco di tenere a mente tutto quello che voglio dire a Papa Francesco ma è sempre più difficile…
Eccolo, ora si rivolge alla coppia di "sposini" alla mia sinistra, la moglie non regge l'emozione e scoppia in un pianto di gioia che commuove e attira il Papa, che si ferma indugia. Poi l'imprevisto. Il tempo è finito, Papa Francesco deve rientrare. Mi rivolgo a uno dei suoi assistenti, gli faccio segno che devo consegnare la targa al Santo Padre, lui si avvicina, la prende e se ne va raggiungendo Papa Francesco che sta già risalendo sulla papamobile. Io resto lì, basito, mi sento come quei ciclisti che alzano le mani a pochi metri dall'arrivo e vengono battuti in volata. Non ci posso credere. Nulla è andato come mi aspettavo. Papa Francesco sparisce anche dai maxi schermi e la piazza comincia a svuotarsi. Deluso, quasi amareggiato mi avvio anch'io verso le uscite. Inutile sperare in un taxi adesso. Mentre cammino per via della Conciliazione vengo affiancato da due ragazzi, parlano tra loro con eccitazione, sono felici. Lei sta parlando al telefono: "Sì, abbiamo visto il Papa!" mentre lui mostra le foto fatte con il cellulare. Sbircio, si vede un puntino bianco sopra un mare di teste… dovevano essere molto indietro, in mezzo alla folla, eppure… Resto colpito dalla loro gioia e capisco: tutti, anzi, ognuno di noi era lì per incontrare il Papa, e lui era lì per ognuno di noi. Non è andata come speravo, è vero, ma la targa il Santo Padre l'ha ricevuta, e la diocesi di Cassano allo Jonio ha ricevuto i medicinali.



Alzo lo sguardo e vedo questo fiume di persone contente, soddisfatte, e per qualche motivo mi torna in mente la frase del tassista: "Ogni volta è come una Champions…". Vero, solo che qui hanno vinto tutti.