Carità in opera contro la povertà sanitaria

SOLIDARIETA’ A REGOLA D’ARTE

PHILIPPE DAVERIO: “LA MOSTRA DEL BANCO RICORDA
COME IL VOLONTARIATO TIENE IN PIEDI IL PAESE”



Philippe Daverio, martedì 3 maggio, ha presentato la mostra di Banco Farmaceutico, Solidarietà a regola d’Arte, realizzata con 21 artisti per creare un ponte tra cultura e carità. Le opere sono acquistabili e il ricavato andrà a sostegno del Banco.

Clicca qui per l’invito di Daverio a contribuire all’opera

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Di seguito, il testo dell’intervento del critico d’arte

Il volontariato è la prima azienda d’Italia. Per dimensione e genesi storica. La prima volta che, nel passato, la moneta d’oro torna in uso, è quando i fiorentini, negli anni ’20 del 1200 realizzano il Fiorino. Negli stessi anni, nasce la Misericordia di Firenze, grande associazione di volontariato nonché prima struttura, a livello mondiale a fare quello che, in seguito, farà la Croce Rossa (e che, tuttora, ha decine di migliaia di persone che partecipano). A Milano, la Festa del Perdono nacque come prima festa ufficiale per dare un contributo civico ad un destino preciso: l’ospedale di Milano, costruito in epoca Sforzesca a metà del ‘400. Tutto questo avviene prima che si elaborasse la successiva evoluzione della partecipazione alla comunità ed ai suoi destini di sostegno. Milano è in qualche modo patria di ciò che consideriamo molto più americano che europeo: il fund rasing e, per dirla con una parola impegnativa, la filantropia umana. Eppure, tutto è nato qua. Se voi esistete oggi è perché avete radici molto profonde. Questo dovrebbe darvi un senso di fierezza e appartenenza che, spesso, viene dimenticato. La nostra Città, l’Italia in generale, la struttura complessiva di una società comunale, fin dagli albori della storia hanno generato una voglia profonda di partecipazione: Giotto realizza la Cappella degli Scrovegni, a Padova, per un personaggio che è non per niente “bonario”, un banchiere. E i banchieri, allora come oggi, non erano considerati esattamente al punto più alto dell’umanitarismo. Lo Scrovegni, tuttavia, inizia a dedicarsi alla partecipazione della società a cui appartiene. Con la propria donazione, si mette in ginocchio, sperando di non finire all’inferno. In questo passaggio, nel diventare un promotore della partecipazione alla comunità attraverso il fatto artistico, sta la sua redenzione.

L’Italia dovrebbe essere più fiera perché, fenomeni del genere, nell’Europa feudale degli stessi anni, ne avvengono pochissimi.

Il rapporto tra la nostra radice e la nostra realtà, spesso viene dimenticato, ma andrebbe ricordato costantemente. Fa sì che ancora oggi, in fondo, la più grande organizzazione di partecipazione in Italia, sia il volontariato. Avviene in tanti settori. Quello di cui vi occupate voi è particolarmente importante. Riguarda il mondo “magico” e incomprensibile delle pillole. Un mondo dove i “normali” vanno in farmacia, mentre i “patologici” ci vanno pure troppo, buttando via del denaro, mentre una parte di società ne avrebbe bisogno. Riequilibrare lo spreco del farmaco con la necessità è un’idea, oltre che umanitaria, geniale. Perché rappresenta un’operazione economica. Se noi avessimo il coraggio di inserire nel Pil non solo i valori economici che apparentemente costituiscono la ricchezza, ma anche quelli che costituiscono la qualità della vita e la densità della coesione sociale, avremmo un incremento del Pil che farebbe paura.

Allora, piccole manifestazioni, come Solidarietà a regola d’Arte, hanno grande importanza. Consentono di rendersi conto di quanto la partecipazione e la pratica del volontariato siano tra le “macchine” che contribuiscono a far sì che il nostro Paese sgangherato stia in piedi.
Siete un collante di una struttura pubblica che se, talvolta, avesse un puntello in più starebbe meglio.
In tale contesto, il rapporto con l’arte è abbastanza naturale. C’è sempre stato. Pensate alle collezioni storiche dei donatori alla Ca’ Granda (che poi diventerà l’ospedale di Milano). Collezioni dimenticate in fondo a dei capannoni un po’ perché ce ne vergogniamo, un po’ perché siamo disordinati. Non siamo neanche noi in grado di capire bene chi siamo. Eppure, questo passato formidabile è la vostra forza attuale nell’essere operativi. In un momento in cui sembra che il Paese debba avere come prima scelta etica l’egoismo totale, quasi fosse una sorta di indicazione suprema, voi siete l’opposto. I vostri 14mila volontari rappresentano un esercito che, in qualche modo, contribuisce a determinare un’identità della società italiana di oggi. Questa operazione mescolata con l’arte è la naturale evoluzione di un carattere positivo di un popolo che, spesso, in una sorta di autocommiserazione, tende a sottolineare solo gli aspetti negativi.

Complimenti!